Deriva da apricus, cioè soleggiato, esposto al sole. Protetto dalle Alpi Marittime, il borgo sorge infatti in felice posizione tra i boschi di ulivi dell’estremo lembo della Liguria al confine con
La Storia
• XIV-XIII sec. a.C., nella tarda età del bronzo esiste già un insediamento di Celti-Liguri.
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• X-XI sec. d.C.: il castello sul roccione chiamato Apricus è fondato intorno al Mille dai conti di Ventimiglia, mentre un secolo dopo il paese prende la forma attuale, con un primo nucleo di case e capanne disposte lungo i fianchi del roccione.
• 1092, compare in un atto notarile la prima citazione del villaggio di Apricale, che è costituito Comune intorno al 1200.
• 1267, gli Statuti rurali in pergamena, recentemente restaurati, sono il fiore all’occhiello della millenaria storia di Apricale. Le norme in essi contenute - un misto di diritto romano e germanico - forniscono il ritratto della vita nel borgo nel XIII secolo. Ogni abitante doveva andare a messa nei giorni festivi, gli omicidi venivano sepolti vivi con le loro vittime, le adultere decapitate.
• 1270 ca., Apricale entra nel feudo dei Doria di Dolceacqua e vi resta per cinque secoli con la breve parentesi dei Grimaldi di Monaco nel XV sec.
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• XVIII sec., gravi difficoltà economiche colpiscono il Comune, sconvolto dalla partecipazione alle spese di guerra da gelate (1709), siccità (1718), peste (1720) e carestia (1735).
• 1795, nel periodo napoleonico un commissario requisisce le campane in tutta la vallata e proibisce le processioni, gli accompagnamenti per i funerali e il viatico agli infermi.
• 1815, Annessione al Regno di Sardegna.
L’andamento sinuoso dei carugi e un castello pieno d’arte.
Apricale è unica. Disposta scenograficamente intorno alla piazzetta, ha un'anima a scale, con i vecchi edifici in pietra che si sviluppano in altezza su più piani: capita così che l'ingresso sia posto al piano alto e si debba scendere le scale per accedere alle stanze. Apricale significa poesie fatte in strada, atelier di artisti, rifugio di viaggiatori che hanno trovato il locus amenus in cui dare ascolto ai folletti o alla civetta nel bosco. Claudio Nobbio, il "poeta di Avrigue", racconta in versi i miti di Apricale: la misteriosa lucertola che dà nome al castello, rinvenuta, sotto forma di vecchio metallo arrugginito, nel cerchio di pietre di Pian del Re, dove si era fermato il re dei Celti; il "trombettiere di Apricale" John Martin, soldato del generale Custer e unico sopravvissuto al massacro di Little Big Horn; l'arrivo di alcuni templari scappati dalla Provenza e nascosti nella torre.
"La notte potrebbero esserci stelle / sopra la piazza di Avrigue / per farti ritrovare la strada / dei tuoi pensieri": la splendida piazza, con la fontana di origine gotica e i sedili in pietra, è il cuore del borgo, attorniato da uno stupefacente agglomerato di case, vicoli, scalinate, contrafforti, sottopassi e orti. Bello è soprattutto il reticolo dei vecchi carugi in pietra (vie Mazzini, Castello, Cavour), angusti vicoli lastricati dall'andamento sinuoso e collegati da ripide scalinate.
Alle spalle della piazza sorge l'Oratorio di S. Bartolomeo, al cui interno si ammira un bel polittico rinascimentale raffigurante
Da vedere, infine, ai piedi del borgo,
Apricale non disdegna però il tocco artistico della contemporaneità: la bicicletta sul campanile, i murales sui muri dei carruggi, le pagine d'acciaio del monumento al libro di Enzo Pazzagli e Claudio Nobbio.
Quest'ultimo, così scrive: "Dio pagano che abiti qui / tu che controlli i rintocchi delle campane / tu che governi il crescere dell'erba / nelle fasce a terrazze / della Liguria più nascosta / tu che leggi negli occhi delle volpi di notte / Che cavaliere sono io / se ho perso tanto tempo / prima di entrare nel profondo del cuore / della valle del Nervia".
Città dell’Olio, Apricale è terra di taggiasca, l’oliva che dà origine a un extravergine di eccezionale qualità.
Dai produttori locali si trovano anche pâté d’olive, olive in salamoia, pesto, miele d’acacia e di castagno.
Il menu di Apricale comincia con un antipasto di verdure ripiene (fiori di zucca, torta verde, sardenaira), prosegue con un primo piatto di ravioli (di carne, boragine o bietole) o con i tagliarini al pesto, mentre per i secondi la scelta è tra cosciotto d’agnello al forno, coniglio con le olive cotto nel vino Rossese e cinghiale con polenta. Come dessert, panserole e zabaione.
Al momento non sono pervenute segnalazioni per questo Borgo.
Si prega consultare il Sito Web del Borgo www.apricale.org